L'incrocio
Un
altro meccanismo di variazione delle parole è l’incrocio,
ovvero quando parole appartenenti allo stesso ambito oppure
aventi addirittura lo stesso significato entrano in
collisione fra loro, per contiguità di area e una cede un
pezzo all’altra e viceversa. Un esempio di questo si può
vedere in certe locuzioni usate in Toscana come equivalenti
di ‘a cavalluccio’ (dom. 359) di lingua.
Da
una base a sacco di ceci
si sono sviluppate le forme:
-
a cavaceci
(col derivato paretimologico a cacaceci)
per incrocio con a cavallo
e derivati per suffissazione (a cavalluccio, a cavallino, a
cavalletto, a
cavallozzo)
-
in colloceci,
per incrocio col generico in collo
(per ‘in braccio’)
-
e in
coccoceci (col
derivato in croccoceci)
per incrocio con in cocco
forma usata nel linguaggio infantile per lo stesso in
collo
-
in groppaceci
per incrocio con in groppa
-
e infine a
caricaceci per
incrocio con un’altra forma locale a
caricalluzzo
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