Il
toscano non č un dialetto ... ma un’altra cosa!
Molto spesso, come
abbiamo visto, il proprio modo di parlare č definito parlŕta,
ma ci sono altri termini in concorrenza.
Il vernŕolo occupa un posto
in questo panorama soprattutto in area pisano livornese dove
evidentemente č piů forte la tradizione letteraria e giornalistica
(con riferimento all’esperienza dell’Indicatore livornese,
alle opere di Urano Sarti, fino al provocatorio Vernacoliere)
che assume il valore di ‘parlata locale fortemente
caratterizzata’.
In
tutta l’area occidentale si usa anche pattuŕ che puň essere sia ‘l’espressione locale’ che il
‘dialetto degli emigrati all’estero’ come a Pontremoli, in Lunigiana (punto 1).
Ci
sono poi alcune differenze ...
Oltre al discorso di principio con la
contrapposizione tra parlata (o vernŕolo
o pattuŕ) e dialetto entrano in gioco
altri elementi che si rifanno a piani diversi: per esempio a Vaglia,
punto 57, in piena area fiorentina si passa dalla distinzione
sociologica a quella geografica, per cui si distingue tra gergo
‘dei contadini’, dettato ‘di un paese’, parlata
‘di una zona piů vasta di un paese’ e dialetto ‘della regione’.
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